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La carità cristiana secondo San Paolo

Carità è un altro modo per dire amore (dal greco agàpe). E’ espressione tipica del linguaggio cristiano a partire dalle Sacre Scritture e il suo apice è l’inno alla carità di San Paolo (prima lettera ai Corinzi, capitolo 13).

San Paolo dice che il laico, autentico “figlio di Dio mosso dallo Spirito” (Romani 8,14), è chiamato a vivere la sua vocazione nel mondo con cui interagisce. E questo ai suoi tempi era tanto più sconvolgente se si pensa al giudaismo, che pretendeva la separazione dal mondo pagano e una completa mutazione dello stato di vita. Il pubblicano, ad esempio, era costretto per mestiere ad avere rapporti con i non ebrei e per definizione era considerato un “peccatore” (per questo nel Vangelo, i due termini “pubblicano” e “peccatore” si equivalgono).

San Paolo , pur così zelante nel ricordare ai suoi fedeli che essi hanno l’obbligo di rinunciare ai costumi pagani, prescrive loro come norma di rimanere nella condizione in cui sono stati chiamati alla fede: all’esterno non avverrà alcun cambiamento, ma interiormente la loro attitudine sarà trasformata  in modo radicale.

In questo mondo, le occupazioni usuali del cristiano sono identiche a quelle del pagano; tuttavia uno spirito nuovo ne penetra tutta l’attività, trasformando anche quelle che altri potrebbero considerare profane.

Paolo esprime tutto questo dicendo che il cristiano si trova nel mondo senza appartenere al mondo e benché nel mondo egli potrà trasformare le realtà del mondo. Il cristiano non abbandona la città terrestre, ma anzi la costruisce, perchè soltanto la carità costruisce (1Cor 8,1). E’ la cosiddetta carità operosa che troviamo espressa in ben 15 aggettivi nella parte centrale dell’inno alla carità (1Cor 13,4-7).

Se la logica della carità impegna il cristiano in tutti i compiti temporali, questi cesseranno subito di essere puramente profani. “La carità resta” (1Cor 13,13): questa carità che per eccellenza appartiene alle “cose dell’alto”, ma che il cristiano deve iniziare a realizzare in questo mondo. La carità resta e dunque ogni amore autentico, ogni legame sociale intessuto di carità sopravviverà nel Regno di Dio.

Il cristiano vivrà pertanto il paradosso di impegnarsi appassionatamente in ogni compito che, anche sul piano temporale, tende a realizzare sulla terra qualcosa del Regno di Dio. Facendo questo sa che la sua realizzazione totale è impossibile e tuttavia si impegnerà senza scrupoli, precisamente perchè la precarietà dei risultati gli impedirà di compiacersene…

 

a partire da Stanislas Lyonnet, Perfezione e azione nel mondo secondo San Paolo

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