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“Voi stessi date loro da mangiare” – Lettera pastorale 2024 del vescovo

Il Vescovo Repole scrive alle diocesi di Torino e Susa per il nuovo anno pastorale una lettera sulla carità e sulla fede.

Il titolo della lettera pastorale riprende l’imperativo di Gesù ai discepoli nell’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mc 6,37).

L’Arcivescovo spiega le ragioni profonde dell’impegno della Chiesa nel sociale, le prospettive del futuro, la questione fondamentale della fede.

Spiega mons. Repole: «È sotto questa icona evangelica che invito tutti a sostare, all’inizio di un nuovo anno pastorale. Per riscoprire, anzitutto, che quella caritativa è dimensione essenziale e costitutiva della vita delle nostre Chiese».

Il titolo «Voi stessi date loro da mangiare» è tratto dall’episodio evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci, là dove Gesù si affida ai suoi discepoli per rispondere al grido degli affamati. L’Arcivescovo parte da questo episodio per evidenziare le ragioni profonde dell’impegno della Chiesa nel sociale, che il mondo ammira per la qualità dei servizi erogati a favore dei poveri e dei sofferenti, ma che nella prospettiva cristiana è molto di più: la carità dei cristiani esiste in forza della carità di Cristo.

L’Arcivescovo desidera che si comprenda che la Chiesa non è una delle tante sigle impegnate nel sociale: «la carità cristiana non è una qualche forma di welfare o di generica filantropia». Se si limitasse a questo, la Chiesa non aggiungerebbe molto alla grande ricchezza delle organizzazioni civili che già si adoperano per la giustizia e l’aiuto ai sofferenti. Se non andasse oltre, si potrebbe addirittura immaginare per la Chiesa un futuro senza impegno sociale, qualora si esaurissero le risorse economiche o scomparissero i volontari disposti ad impegnarsi.

La carità è invece ineliminabile. «È costitutiva della vita della Chiesa – chiarisce Repole – perché è il riverbero della carità di Cristo». Non può essere l’impegno di un gruppo ristretto di volontari (anche se i gruppi organizzati sono necessari), ma è il respiro di tutta la comunità cristiana, uno stile di vita imprescindibile. La vita di Gesù «donata per amore – scrive – il suo sguardo sulla realtà, i suoi sentimenti e le sue azioni, il suo annuncio del Regno costituiscono la sorgente e, insieme, il paradigma dell’azione caritativa della Chiesa».

Noi «non siamo all’origine della carità – continua Repole – ne siamo i primi beneficiari. La carità che riceviamo non è semplicemente il soddisfacimento di qualche bisogno (la fame, la sete, la casa, il vestito, le cure mediche, l’istruzione, la cultura…). È la vita stessa di Dio che si riversa in noi, che ci va sentire persone, che ci fa percepire di essere amati in ogni istante, che ci ridona incessantemente la dignità che ci viene dall’essere immagine di Dio, che ci permette di ricominciare quando pecchiamo, che è cura della nostra vita in tutte le sue dimensioni. La carità della Chiesa e delle comunità cristiane è il riverbero di questa carità. Non esiste se non nasce dalla gratitudine di essere continuamente amati».

Nello stretto legame fra fede e carità si gioca la tenuta stessa dell’impegno sociale della Chiesa. Dunque, nella prospettiva dell’Arcivescovo, il nodo da approfondire è innanzi tutto quello della fede. Qui batte e ribatte la Lettera pastorale, annunciando per il 2024-2025 un ciclo di catechesi curate dallo stesso Repole per tutti gli adulti delle diocesi di Torino e Susa, nell’esatta prospettiva di approfondire le ragioni della fede cristiana. Il futuro della carità nelle comunità cristiane, si potrebbe dire, dipende dal presente della formazione alla vita di fede.

In coda alla Lettera pastorale, per sostenere e rilanciare le opere di carità delle Chiesa locale, l’Arcivescovo annuncia quattro nuove «opere» in fase di avviamento a Torino: una Fondazione a sostegno della Scuola paritaria della parrocchia San Giuseppe Cafasso, che accoglie i ragazzi della periferia; un ente di gestione della mensa diurna della parrocchia Sacro Cuore di Gesù in via Nizza; un centro di accoglienza presso la parrocchia Assunzione di Maria Vergine per le famiglie e i giovani in condizioni di disagio del quartiere Lingotto; un polo di sostegno ai giovani neet (che non studiano e non lavorano) presso l’oratorio salesiano Michele Rua in Barriera di Milano.

il documento è scaricabile da qui —> LETTERA_vescovo Repole_Voi-stessi-date-loro-da-mangiare_luglio_2024

(tratto da: Alberto Riccadonna, articolo su La Voce e il Tempo, sito web Diocesi di Torino).

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