Orari SS. Messe

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Danilo e Daniele sacerdoti!

ordinazione sacerdoti Danilo Daniele giugno 2013Sabato 15 giugno, alle ore 10 in duono, l’Arcivescovo Nosiglia ha consacrato sacerdoti due diaconi che hanno fatto servizio nella nostra Parrocchia: Danilo e Daniele.

Don Danilo Piras, nato a Lanusei (OG) il 27dicembre 1988. Appartiene alla parrocchia di S. Luigi Gonzaga in Chieri. È entrato in seminario il 6 settembre 2007, dopo il liceo linguistico. Ha svolto il servizio pastorale a S. Benedetto Abate in Torino, a S. Mauro Torinese e, ultimamente, al SS. Nome di Maria in Torino.
 
Don Daniele Presicce, nato a Orbassano il 3 settembre 1974. Appartiene alla parrocchia Assunzione di Maria Vergine di Volvera. Prima di entrare in seminario il 28 settembre 2006, ha studiato da geometra, ha fatto il servizio militare ed ha vissuto esperienze lavorative come falegname in diverse aziende. Ha svolto servizio pastorale a Piossasco, a S. Benedetto Abate in Torino e, ultimamente, nella parrocchia di Testona in Moncalieri.
 
Preghiamo per i futuri sacerdoti, che si sono preparati con gioia ed entusiasmo a questo passo così importante della loro vita. Preghiamo anche per il seminario e per le vocazioni sacerdotali, affinché il leggero incremento nel numero dei seminaristi registrato negli ultimi anni si consolidi e aumenti attraverso l’impegno di tutti.

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da “La Stampa” 15/06/2013 – Dossier /Le sfide della Chiesa
Così hanno scelto di diventare preti
Nove nuovi sacerdoti ordinati oggi in Cattedrale “In Seminario se ne stanno formando trenta”
MARIA TERESA MARTINENGO
«Una giornata di gioia, di festa di riconoscenza. Con nove ordinazioni il 2013 è un anno di grazia. Nel 2012 ne abbiamo avuta solo una e due anni fa nessuna». Per monsignor Cesare Nosiglia, questo 15 giugno è una data storica. «È un’alba che speriamo possa dare luce e fiducia – dice l’arcivescovo – al mondo giovanile, alla gente, alla Chiesa. E si raccorda con l’alba mondiale di Francesco, che ha suscitato speranza in tante persone. Così, anche noi facciamo la nostra piccola parte come Diocesi. Questi giovani saranno presto impegnati nelle parrocchie, daranno respiro all’azione pastorale».Monsignor Nosiglia, che stamane alle 10 in Duomo, ordinerà i nuovi preti diocesani, è convinto: «Ai giovani bisogna dare fiducia sulle cose grandi. Me ne sono reso conto nelle visite pastorali: ce ne sarebbero tanti altri che potrebbero essere pronti alla chiamata. Certo, è un “sì” impegnativo, definitivo, ma in Seminario c’è un’équipe responsabile, attenta nel sostenere i giovani e le loro famiglie con un dialogo costante, un ambiente sereno e accogliente». Un segno dell’inversione di tendenza degli anni passati: nonostante alcuni neo-sacerdoti sfiorino i 40 anni, 5 hanno tra i 25 e i 27. E l’età media in Seminario è passata da 32-33 a 28 anni.Don Ennio Bossù, rettore del Seminario Diocesano di via Lanfranchi da sei anni, spiega che al suo arrivo «i seminaristi erano 11, oggi sono 30. La comunità propedeutica di viale Thovez, diretta da don Mario Aversano, dove i giovani trascorrono l’anno di discernimento, ha assunto la fisionomia di un centro vocazionale vero e proprio. Oggi è anche sede della Pastorale Giovanile diretta da don Luca Ramello e rende possibile un collegamento maggiore e più stretto anche con le parrocchie». Ancora: «Dietro a questi giovani c’è un’esperienza spirituale forte fatta con sacerdoti o movimenti. Nel ’68 si diventava preti pensando al volontariato, alla missione. Oggi c’è un forte e vero radicamento nella vita spirituale».
 
L’omelia dell’Arcivescovo (da sito della diocesi di Torino)
 
OMELIA DELL’ARCIVESCOVO DI TORINO, MONS. CESARE NOSIGLIA, ALLA S. MESSA DI ORDINAZIONE DEI PRESBITERI DELLA DIOCESI DI TORINO(Torino, Cattedrale, 15 giugno 2013)CHE SIANO UNA COSA SOLAUndici ordinazioni sono un dono grande e mirabile che il Signore fa alla nostra Chiesa e di cui dobbiamo sentirci tutti partecipi. Sento in me risuonare le parole del Salmo: «Che cosa possiamo rendere al Signore per quanto ci ha dato?» (Sal 116,12).È questo sentimento di rendimento di grazie che oggi prevale nel mio cuore mentre mi appresto ad ordinare questi nostri fratelli sacerdoti. È questo l’inno di grazie che anche voi, cari amici, siete chiamati a rivolgere al Signore in questa celebrazione. Tutto, infatti, è dono e grazia e anche il nostro “sì” di risposta e di accoglienza è frutto del suo Spirito, che in noi suscita il desiderio e la forza di amare chi per primo ci ha creati ed amati; di seguire la chiamata di Colui che per primo ci ha scelto; di offrire la nostra vita a Colui che per primo ci ha donato la sua. Tutto il ministero sacerdotale si radica e si svolge sotto l’azione santificante dello Spirito che con abbondanza viene oggi ridonato a ciascuno di voi. Il presbiterio, unito al suo vescovo, vi accoglie con grande affetto e amicizia ed è pronto a darvi la massima fiducia, perché possiate svolgere il vostro ministero con serenità e vigore spirituale e pastorale. Ma voi, cari amici, non dimenticate che il vostro primo impegno è quello di aiutare il presbiterio a vivere la carità pastorale anzitutto al proprio interno. Siate dunque aperti all’ascolto, umili nel servizio verso tutti i confratelli (in particolare i più anziani e sofferenti), ricchi di umanità e di generosità, primi nell’apprezzare quanto gli altri fanno e disponibili ad imparare da tutti l’esperienza del ministero. Sentitevi debitori verso i presbiteri che imporranno insieme al vescovo sul vostro capo le mani, ma anche debitori verso tanti che hanno accompagnato il vostro cammino in questi anni: i vostri genitori, a cui va la riconoscenza della nostra Chiesa per il loro indefesso amore e responsabile impegno con cui vi hanno sempre sostenuto; i vostri sacerdoti e parroci che hanno accolto e incoraggiato il percorso del Seminario e tutti i Superiori che con generoso impegno hanno seguito la vostra formazione.Vi ricordo il detto che deve restare impresso nel vostro cuore: “Colui che tratta le cose sante deve essere santo”. E a voi la Chiesa affida le cose più sante che il Signore le ha consegnato: l’Eucaristia e i sacramenti, la Parola, la carità. La vostra santità di vita, dunque, non è un “di più”, ma rappresenta l’essenza stessa del vostro ministero e deve risplendere in esso affinché i fedeli, vedendo la vostra generosità e il vostro zelo per la gloria di Dio, lodino e ringrazino il Signore della vostra presenza e del vostro servizio.

Ricordate però che la santità è anche conquista incessante nel cammino dell’amore appassionato e forte per Cristo; è sua sequela sulla via della povertà, della castità e dell’obbedienza; è ascesi e rinuncia che pone al centro del cuore Dio e il bene sommo della sua grazia; è costante preghiera nutrita dall’ascolto della Parola e da una vita spirituale intensa.

Il ministero oggi, lo sapete bene, è ricco di impegni sempre più pressanti e dispersivi. Non lasciatevi travolgere dalla frenesia del fare, quasi tutto dipendesse da voi. È mancanza di fede e causa di orgoglio, che non produce alcun frutto, quello di credere che solo se operiamo, seminiamo e lavoriamo con le nostre forze, il Regno di Dio cresce e si espande. Al contrario, Dio miete anche là dove non ha seminato e fa crescere un giardino nel deserto, là dove nessuno ha piantato. Quello che più conta è la vostra unione a Cristo e alla Chiesa, la vostra costante formazione e l’impegno ad es-sere presbiteri prima che a fare i presbiteri.

Un presbitero testimonia con il suo stile di vita di amare ogni singola pecora del gregge che gli è affidato e si mostra buono e accogliente, umile e attento a non spegnere mai il lucignolo fumigante. Ricordatevi della parola dell’Apostolo: non siamo padroni della vostra fede ma servitori della vostra gioia (cfr 2Cor 1,24). In particolare verso i laici non assumete atteggiamenti di orgoglio, esercitando la potestà sacerdotale, in specie nella liturgia, con spirito di superiorità, perché il sacer-dozio ministeriale è a servizio di quello dei fedeli e deve sostenerne l’accoglienza e l’esercizio nella vita quotidiana. Un prete umile e povero, disponibile, ricco di misericordia, rispecchia la figura di Gesù mite e umile di cuore verso tutti, anche i peccatori.

Il vostro più forte desiderio apostolico sia quello di raggiungere ogni persona senza preclusioni e senza timori, non escludendo mai nessuno dalla vostra carità. Raggiungere, andare, dice il Signore; non attendere dunque di essere cercati, richiesti, ma essere noi per primi a cercare, ad incontrare, a stabilire un contatto, un dialogo con ogni creatura, uscendo dunque dai nostri recinti ben protetti e sicuri, dove, giocando in casa, ci sentiamo tranquilli e padroni di gestire il rapporto con la gente con le nostre regole, programmi, offerte e proposte. Non abbiate paura di affrontare il largo del mare in tempesta, gli ambienti di vita, di studio, di lavoro, le situazioni di sofferenza e di emarginazione, là dove ogni persona vive il suo quotidiano impegno.

Come preti giovani sarete chiamati ad interessarvi particolarmente dei giovani, verso i quali oc-corre avere amore, pazienza, affabilità e spirito di grande amicizia. Ma vi raccomando dal profondo del cuore: non limitatevi ai gruppi di adolescenti e giovani che frequentano le associazioni e le parrocchie. Infondete in questi giovani lo spirito missionario e date voi stessi testimonianza di uscire verso gli altri ragazzi e giovani che stazionano sui vari muretti del territorio; andate voi a cercarli, a parlare con loro, perché nessuno possa un giorno rinfacciarvi di non essere stato contattato e invitato personalmente, come i noti operai della vigna chiamati all’ultima ora (cfr. Mt 20,1-16)… Abbiate in voi la ferma convinzione che ogni giovane, se si sente cercato, accolto, interpellato, si sorprenderà certo della vostra visita, ma lo avrete conquistato alla vostra amicizia per sempre.

Insieme ai giovani vi raccomando di curare una solida formazione degli animatori, senza indulgere ad un certo giovanilismo di moda, per cui non si chiedono impegni troppo forti e decisi, pur di conquistarsi popolarità e attenzione da parte dei giovani. Siate invece presbiteri, padri e maestri di verità e di preghiera – sapendo perdere anche tanto tempo per questo ministero dell’accompagnamento spirituale – e sarete apprezzati e seguiti. Fatelo però non solo con le parole, ma con la coerenza della vostra testimonianza. E questo potrà suscitare, se Dio lo vorrà, anche nuove vocazioni, un campo di impegno pastorale, questo, che dovete sentire sempre come prioritario nella vostra preghiera e nel vostro ministero.

Infine, non venga mai meno in voi il desiderio di amare Cristo nei poveri e sofferenti. I ministri straordinari dell’Eucaristia e i volontari della carità svolgono un lavoro incessante e un apostolato generoso nelle nostre comunità. Ma mai deve mancare la diretta e forte testimonianza dei sacerdoti in questi ambiti così decisivi dell’evangelizzazione. I poveri, i malati e sofferenti sono stati per Gesù i prediletti del suo sacerdozio. Se togliessimo dai vangeli queste persone, resterebbero poche pagine!

Quest’amore per i poveri non può tuttavia accompagnarsi ad una vita comoda e ricca di tutti quei beni di cui, si dice oggi, c’è bisogno per l’apostolato, ma che in realtà servono solo ad accontentare la nostra voglia di essere, come tutti, moderni e succubi del consumismo. Povertà non signi-fica miseria ed indigenza, certo, e vuol dire anche vita dignitosa e serena; ma significa anche sobrietà, non attaccamento al denaro e agli onori di qualsiasi genere, laboriosità e soprattutto spirito di sacrificio e di penitenza, parole desuete ma indispensabili, se si vuole capire e condividere veramente la sorte dei più poveri a cui siamo mandati. La povertà oggi non è solo quella dei beni materiali; esistono tante povertà a volte anche più dolorose e profonde, che toccano l’anima, la vita familiare, la solitudine, le divisioni che attraversano tante famiglie. Siate attenti e disponibili a quel ministero di misericordia e di accoglienza che Gesù ci indica nell’avvicinare gente ritenuta ai margini della fede e disprezzata.

Voi ricevete oggi il ministero della misericordia e non del giudizio, del perdono e non della condanna, della verità detta e professata con passione. Ogni persona che vi incontra possa sentirsi amata per quello che è, accolta e capita nel suo dramma e nelle sue esigenze più profonde, accompagnata con gradualità e pazienza sulla via della fede.

Cari amici,

ho voluto aprirvi il mio cuore di Padre che vede in voi un segno di grande speranza per la nostra Diocesi ed il suo futuro. Non abbiate timore e siate sereni e carichi di gioia, perché il Signore, che vi ha scelto, è fedele al suo amore. Il presbiterio, che vi accoglie, vi stima e vi ama; il vostro vescovo vi porta nel cuore con grande affetto.

Tra poco consegnerete nelle mie mani le promesse sacerdotali. Rinnoverete una serie di “sì”, che esprimono la scelta che avete fatto per il Signore e per la Chiesa. Ma al termine di questi “sì”, io concluderò con una preghiera, che vorrei portaste sempre nel cuore. Vi dirò: Questo significa che Dio resta sempre il protagonista del vostro sacerdozio. Lui vi ha chiamato, lui vi ha guidato fino a questo giorno, lui vi sosterrà sempre fi-no al compimento di un’opera, il vostro ministero, che resta sua, profondamente e autenticamente sua.

«Dio porti a compi-mento l’opera che ha iniziato in voi»Questo significa che Dio resta sempre il protagonista del vo-stro sacerdozio. Lui vi ha chiamato, lui vi ha guidato fino a questo giorno, lui vi sosterrà sempre fino al compimento di un’opera, il vostro ministero, che resta sua, profondamente e autenticamente sua.  Maria Santissima, Madonna Consolata, patrona della nostra Diocesi, vi sia di modello nel credere alla fedeltà di Dio e vi insegni la via della docilità al suo volere. A Lei, che come madre del vostro sacerdozio veglierà su voi, ricorrete sempre ogni giorno con la preghiera e l’affetto di un figlio, sicuri di ottenere aiuto e protezione sotto il suo manto di consolazione e di misericordia.

Così sia.

 

 

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