Sabato 15 giugno, alle ore 10 in duono, l’Arcivescovo Nosiglia ha consacrato sacerdoti due diaconi che hanno fatto servizio nella nostra Parrocchia: Danilo e Daniele.
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da “La Stampa” 15/06/2013 – Dossier /Le sfide della Chiesa
Così hanno scelto di diventare preti
Nove nuovi sacerdoti ordinati oggi in Cattedrale “In Seminario se ne stanno formando trenta”
MARIA TERESA MARTINENGORicordate però che la santità è anche conquista incessante nel cammino dell’amore appassionato e forte per Cristo; è sua sequela sulla via della povertà, della castità e dell’obbedienza; è ascesi e rinuncia che pone al centro del cuore Dio e il bene sommo della sua grazia; è costante preghiera nutrita dall’ascolto della Parola e da una vita spirituale intensa.
Il ministero oggi, lo sapete bene, è ricco di impegni sempre più pressanti e dispersivi. Non lasciatevi travolgere dalla frenesia del fare, quasi tutto dipendesse da voi. È mancanza di fede e causa di orgoglio, che non produce alcun frutto, quello di credere che solo se operiamo, seminiamo e lavoriamo con le nostre forze, il Regno di Dio cresce e si espande. Al contrario, Dio miete anche là dove non ha seminato e fa crescere un giardino nel deserto, là dove nessuno ha piantato. Quello che più conta è la vostra unione a Cristo e alla Chiesa, la vostra costante formazione e l’impegno ad es-sere presbiteri prima che a fare i presbiteri.
Un presbitero testimonia con il suo stile di vita di amare ogni singola pecora del gregge che gli è affidato e si mostra buono e accogliente, umile e attento a non spegnere mai il lucignolo fumigante. Ricordatevi della parola dell’Apostolo: non siamo padroni della vostra fede ma servitori della vostra gioia (cfr 2Cor 1,24). In particolare verso i laici non assumete atteggiamenti di orgoglio, esercitando la potestà sacerdotale, in specie nella liturgia, con spirito di superiorità, perché il sacer-dozio ministeriale è a servizio di quello dei fedeli e deve sostenerne l’accoglienza e l’esercizio nella vita quotidiana. Un prete umile e povero, disponibile, ricco di misericordia, rispecchia la figura di Gesù mite e umile di cuore verso tutti, anche i peccatori.
Il vostro più forte desiderio apostolico sia quello di raggiungere ogni persona senza preclusioni e senza timori, non escludendo mai nessuno dalla vostra carità. Raggiungere, andare, dice il Signore; non attendere dunque di essere cercati, richiesti, ma essere noi per primi a cercare, ad incontrare, a stabilire un contatto, un dialogo con ogni creatura, uscendo dunque dai nostri recinti ben protetti e sicuri, dove, giocando in casa, ci sentiamo tranquilli e padroni di gestire il rapporto con la gente con le nostre regole, programmi, offerte e proposte. Non abbiate paura di affrontare il largo del mare in tempesta, gli ambienti di vita, di studio, di lavoro, le situazioni di sofferenza e di emarginazione, là dove ogni persona vive il suo quotidiano impegno.
Come preti giovani sarete chiamati ad interessarvi particolarmente dei giovani, verso i quali oc-corre avere amore, pazienza, affabilità e spirito di grande amicizia. Ma vi raccomando dal profondo del cuore: non limitatevi ai gruppi di adolescenti e giovani che frequentano le associazioni e le parrocchie. Infondete in questi giovani lo spirito missionario e date voi stessi testimonianza di uscire verso gli altri ragazzi e giovani che stazionano sui vari muretti del territorio; andate voi a cercarli, a parlare con loro, perché nessuno possa un giorno rinfacciarvi di non essere stato contattato e invitato personalmente, come i noti operai della vigna chiamati all’ultima ora (cfr. Mt 20,1-16)… Abbiate in voi la ferma convinzione che ogni giovane, se si sente cercato, accolto, interpellato, si sorprenderà certo della vostra visita, ma lo avrete conquistato alla vostra amicizia per sempre.
Insieme ai giovani vi raccomando di curare una solida formazione degli animatori, senza indulgere ad un certo giovanilismo di moda, per cui non si chiedono impegni troppo forti e decisi, pur di conquistarsi popolarità e attenzione da parte dei giovani. Siate invece presbiteri, padri e maestri di verità e di preghiera – sapendo perdere anche tanto tempo per questo ministero dell’accompagnamento spirituale – e sarete apprezzati e seguiti. Fatelo però non solo con le parole, ma con la coerenza della vostra testimonianza. E questo potrà suscitare, se Dio lo vorrà, anche nuove vocazioni, un campo di impegno pastorale, questo, che dovete sentire sempre come prioritario nella vostra preghiera e nel vostro ministero.
Infine, non venga mai meno in voi il desiderio di amare Cristo nei poveri e sofferenti. I ministri straordinari dell’Eucaristia e i volontari della carità svolgono un lavoro incessante e un apostolato generoso nelle nostre comunità. Ma mai deve mancare la diretta e forte testimonianza dei sacerdoti in questi ambiti così decisivi dell’evangelizzazione. I poveri, i malati e sofferenti sono stati per Gesù i prediletti del suo sacerdozio. Se togliessimo dai vangeli queste persone, resterebbero poche pagine!
Quest’amore per i poveri non può tuttavia accompagnarsi ad una vita comoda e ricca di tutti quei beni di cui, si dice oggi, c’è bisogno per l’apostolato, ma che in realtà servono solo ad accontentare la nostra voglia di essere, come tutti, moderni e succubi del consumismo. Povertà non signi-fica miseria ed indigenza, certo, e vuol dire anche vita dignitosa e serena; ma significa anche sobrietà, non attaccamento al denaro e agli onori di qualsiasi genere, laboriosità e soprattutto spirito di sacrificio e di penitenza, parole desuete ma indispensabili, se si vuole capire e condividere veramente la sorte dei più poveri a cui siamo mandati. La povertà oggi non è solo quella dei beni materiali; esistono tante povertà a volte anche più dolorose e profonde, che toccano l’anima, la vita familiare, la solitudine, le divisioni che attraversano tante famiglie. Siate attenti e disponibili a quel ministero di misericordia e di accoglienza che Gesù ci indica nell’avvicinare gente ritenuta ai margini della fede e disprezzata.
Voi ricevete oggi il ministero della misericordia e non del giudizio, del perdono e non della condanna, della verità detta e professata con passione. Ogni persona che vi incontra possa sentirsi amata per quello che è, accolta e capita nel suo dramma e nelle sue esigenze più profonde, accompagnata con gradualità e pazienza sulla via della fede.
Cari amici,
ho voluto aprirvi il mio cuore di Padre che vede in voi un segno di grande speranza per la nostra Diocesi ed il suo futuro. Non abbiate timore e siate sereni e carichi di gioia, perché il Signore, che vi ha scelto, è fedele al suo amore. Il presbiterio, che vi accoglie, vi stima e vi ama; il vostro vescovo vi porta nel cuore con grande affetto.
Tra poco consegnerete nelle mie mani le promesse sacerdotali. Rinnoverete una serie di “sì”, che esprimono la scelta che avete fatto per il Signore e per la Chiesa. Ma al termine di questi “sì”, io concluderò con una preghiera, che vorrei portaste sempre nel cuore. Vi dirò: Questo significa che Dio resta sempre il protagonista del vostro sacerdozio. Lui vi ha chiamato, lui vi ha guidato fino a questo giorno, lui vi sosterrà sempre fi-no al compimento di un’opera, il vostro ministero, che resta sua, profondamente e autenticamente sua.
«Dio porti a compi-mento l’opera che ha iniziato in voi». Questo significa che Dio resta sempre il protagonista del vo-stro sacerdozio. Lui vi ha chiamato, lui vi ha guidato fino a questo giorno, lui vi sosterrà sempre fino al compimento di un’opera, il vostro ministero, che resta sua, profondamente e autenticamente sua. Maria Santissima, Madonna Consolata, patrona della nostra Diocesi, vi sia di modello nel credere alla fedeltà di Dio e vi insegni la via della docilità al suo volere. A Lei, che come madre del vostro sacerdozio veglierà su voi, ricorrete sempre ogni giorno con la preghiera e l’affetto di un figlio, sicuri di ottenere aiuto e protezione sotto il suo manto di consolazione e di misericordia.
Così sia.
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