Orari SS. Messe

Domenica e festivi :
h.9.00 - 10.30 - 12.00
Prefestiva Sabato ore 18,30

Feriali (escluso lunedì e sabato): h. 8.00

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Tempo di Pasqua

Proseguiamo l’itinerario di fede dell’anno liturgico che, dopo il tempo quaresimale che ci ha condotti alla Pasqua, riprende il cammino verso l’Ascensione e la Pentecoste. Questo periodo è detto “Tempo di Pasqua“.

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Salmo 42

(dal commento di Dietrich Bonhoeffer)

 Come la cerva anela gridando all’acqua fresca, così l’anima mia grida a te, o Dio.

Hai mai udito nel bosco, in una fredda notte autunnale, l’acuto grido di un cervo? Tutto il bosco freme all’udire questo grido struggente. Allo stesso modo grida qui un’anima umana non alla ricerca di un bene terreno, bensì alla ricerca di Dio. Una persona pia, da cui Dio si è allontantato, anela al Dio a cui eleva il suo grido… In passato ha sperimentato l’aiuto e la vicinanza di Dio. Perciò non ha bisogno di gridare nel vuoto. Invoca il suo Dio. Possiamo cercare Dio nel modo giusto soltanto se egli si è già rivelato a noi, se già una volta lo abbiamo trovato.

Signore Dio, suscita nella mia anima il grande desiderio di te. Tu mi conosci e io conosco te.

Aiutami a cercarti e trovarti. Amen


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Fin dall’inizio si afferma che Gesù morì per i nostri peccati, ma noi non sappiamo più come
riempire di contenuti questa formulazione.

Non sappiamo più bene cosa sia il peccato, ma siamo consapevoli di aver bisogno di
perdono. Forse il segreto sta qui. La fede è la certezza che Dio ci perdona a prescindere
dalle vie in cui giunge a farlo.
Venanzio Reali, il frate cappuccino poeta, scrisse sul letto di morte alcuni frammenti posti
sotto il titolo di Paglie. Uno di essi si intitola Carico

Mio Dio
sono pieno di peccati
come un carro di fieno
di un tempo.
Ma so che basta
una goccia del tuo sudore per tutto incenerire
quel ch’è mio.


Nell’immagine campestre di un carro stracolmo di fieno odoroso è già detta la speranza che
il peccato possa venir trasformato in qualcos’altro, che il bruciare quel che è mio (il
peccato) non annichilisca tutto, ma riveli quello che di «tuo» c’è già oggi in me.

(da una riflessione di Piero Stefani)

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Seminare tracce di resurrezione

La Pasqua è annuncio di risurrezione. E’ contemplazione di Gesù risorto ma ha anche una
dimensione terrena. Chi vive la Pasqua, fulcro dell’anno liturgico, la traduce anche nella vita
quotidiana e nella società temporale, come speranza da vivere e da comunicare e donare anche agli
altri…clicca qui per leggere il seguito

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SALMO 94 Invito a lodare Dio

Esortatevi a vicenda ogni giorno, finché dura «quest\’oggi» (Eb 3, 13)

Venite, applaudiamo al Signore, *
  acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie, *
  a lui acclamiamo con canti di gioia. (Ant.)

Poiché grande Dio è il Signore, *
grande re sopra tutti gli dèi.
Nella sua mano sono gli abissi della terra, *
sono sue le vette dei monti.
Suo è il mare, egli l\’ha fatto, *
le sue mani hanno plasmato la terra. (Ant.)

Venite, prostràti adoriamo, *
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo, *
il gregge che egli conduce. (Ant.)

Ascoltate oggi la sua voce: «Non indurite il cuore, *
come a Merìba, come nel giorno di Massa
nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri: †
mi misero alla prova, *
pur avendo visto le mie opere. (Ant.)

Per quarant\’anni mi disgustai di quella generazione †
e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, *
non conoscono le mie vie;
perciò ho giurato nel mio sdegno: *
Non entreranno nel luogo del mio riposo». (Ant.)

Gloria al Padre e al Figlio, *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre*
nei secoli dei secoli. Amen. (Ant.)

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Dai «Discorsi» di sant\’Anastasio, vescovo di Antiochia

(Disc. 4, 1-2; PG 89, 1347-1349)
Cristo doveva patire e così entrare nella sua gloria

Cristo, dopo aver mostrato con l\’insegnamento e con le sue opere di essere il vero Dio e il Signore dell\’universo, mentre stava per recarsi a Gerusalemme diceva ai suoi discepoli: Ecco stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell\’uomo verrà dato in mano ai pagani, ai sommi sacerdoti e agli scribi per esser flagellato, vilipeso e crocifisso (cfr. Mt 20, 18-19). Diceva che queste cose erano conformi alle predizioni dei profeti, i quali avevano preannunziato la sua morte, che doveva avvenire in Gerusalemme…
Era davvero necessario che Cristo soffrisse, e non poteva non farlo, come egli stesso affermò. Per questo chiamò stolti e tardi di mente quanti ignoravano che Cristo doveva in tal modo soffrire ed entrare nella sua gloria. Egli venne per la salvezza del suo popolo. Per lui si privò, in un certo senso, di quella gloria che possedeva presso il Padre prima che il mondo fosse. La salvezza era l\’evento che doveva maturare attraverso la passione dell\’autore della vita. Lo insegna san Paolo: Egli è l\’autore della vita, reso perfetto mediante le sofferenze (cfr. Eb 2, 10). La gloria di Unigenito, poi, che egli aveva abbandonato per noi, gli venne restituita per mezzo della croce, nella carne che aveva assunta. Dice infatti san Giovanni nel suo vangelo, quando spiega quale fosse l\’acqua di cui parlò il Salvatore: Scorrerà come fiume dal seno di chi crede. Questo disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c\’era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato (Gv 7, 38-39), e chiama gloria la morte in croce. Perciò il Signore, mentre innalzava preghiere prima di subire la croce, supplicava il Padre di essere glorificato con quella gloria che aveva presso di lui, prima che il mondo esistesse.

 

 

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