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Crocifisso San Damiano

Si tratta di un’icona. Nelle icone il pittore sacro dipinge ciò che vede con gli occhi dello Spirito.

Lo scopo dell’immagine non è tanto estetico, quanto piuttosto teologico. Pertanto la bellezza viene sacrificata in favore del messaggio spirituale.

Ma un quadro è icona solo se si prega davanti ad esso. Solo se ci si inginocchia.

Il crocifisso di San Damiano è un dipinto del XII secolo di un anonimo pittore umbro. L’opera presenta una forte influenza della pittura siriana, come conseguenza della presenza in Umbria di monaci siriani. Secondo la tradizione, si tratterebbe del crocifisso dal quale Francesco si è sentito “chiamato”.

Contemplando l’icona, la nostra attenzione è attirata subito dalla figura del Cristo crocifisso, che domina l’intera superficie del dipinto, non solo per la grandezza dell’immagine, ma anche per la sua luminosità.

La figura centrale dell’icona è Cristo e Cristo è il centro del cristianesimo e del suo annuncio.

Gesù è rappresentato vivo. Non ha gli occhi chiusi o sbarrati di un morto, né la corona di spine. Il messaggio è che Gesù è il vivente, è il risorto che ha vinto la morte!

Alle sue spalle il nero della tomba… vuota!

Notiamo alcuni contrasti netti e passaggi bruschi da un colore all’altro. Il colore scuro, nero o blu intenso evocano la morte e il peccato. Il rosso, messo in evidenza, è il segno dell’amore e della vita. Il nero rende il rosso più evidente.

Il rosso sembra dominare la croce. La croce di Gesù è il dispiegarsi dell’amore. Sono ben visibili i due bracci della croce: quello verticale e quello orizzontale. Entrambi sono dominati dal rosso.

Dimensione verticale: sulla croce Gesù vive il primo comandamento: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutte le forze” (Mt 22,37). Gesù non lo insegna solo. Il primo comandamento viene innalzato e messo in pratica in un momento drammatico, quando è veramente difficile amare Dio con tutto il cuore.

Dimensione orizzontale: “Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine” (Gv 13,1) e “Da questo abbiamo conosciuto l’amore: egli ha dato la sua vita per noi!” (1Gv 3,16). Nessuno è escluso da questo abbraccio d’amore, nemmeno i suoi carnefici: “Padre perdona loro, perchè non sanno quello che fanno” (Lc 23,34).

Un altro contrasto: luce e buio. Cristo effonde luce all’intera composizione pittorica: “Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita (Gv 8,12); “La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno vinta/sopraffatta” (Gv 1,5).

Gesù è ricoperto di un semplice velo. Alcuni ritengono si tratti di un efod, la veste usata dai sacerdoti del tempio ebraico. Secondo la lettera agli Ebrei, Gesù è l’unico sommo sacerdote e insieme vittima sacrificale, sostituendosi agli animali che i sacerdoti del culto ebraico offrivano a Dio. Cristo abolisce gli antichi sacrifici, mostrando come l’unico sacrificio sia il dono della propria vita.

Secondo altri, la veste indossata sarebbe il grembiulo del servo, secondo l’immagine consegnataci nel vangelo di Giovanni di Gesù che si fa servo dei suoi lavando loro i piedi durante l’ultima cena. “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Gv 13,14).

Nel cerchio in alto è nuovamente rappresentato Gesù, in vesti bianche, una sciarpa dorata e una croce luminosa. E’ il Cristo dell’ascensione che, vinta la morte, raggiunge la compagnia degli angeli e il Padre. Termine del cammino di Gesù è il Padre.

La mano del Padre occupa lo spazio più alto della croce. E’ inserita in un semicerchio, la cui parte superiore resta non rappresentata. Dio Padre non ha volto e il suo aspetto resta un mistero per noi.

La mano del Padre è posta in orizzontale in segno di accoglienza e invio. La mano di Dio invia il Figlio nel mondo e lo accoglie dopo la sua morte e resurrezione. Come ha donato il Figlio, ora dona lo Spirito.

 

 

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