Orari SS. Messe

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Eucarestia

Eucaristia: stupore cosmico sull’altare del mondo – Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo


In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Gesù disse loro: “In verità, in verità io vi dico: “Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me, vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno” (Gv 6,51-58).

Come può costui darci la sua carne da mangiare?” (Gv 6,52b): l’ondata dello stupore scandalizzato dei Giudei per l’invito di Gesù a cibarsi della sua carne e del suo sangue, dopo 2000 anni sembra avere perduto totalmente il suo impatto shoccante, ormai ridotta tutt’al più a lambire la mente ed il cuore dei credenti per poi ritirarsi subito senza lasciar traccia, come una piccola onda sulla spiaggia del mare. Non mi riferisco al sarcasmo incredulo degli antichi nemici di Gesù, ma all’“indifferenza eucaristica” dei suoi amici di oggi.

E’ perciò utile soffermarsi sui due aspetti del Mistero eucaristico che sono evocati rispettivamente dalle parole “carne” e “sangue”, collegandoli a testi biblici corrispondenti:

I) Gv 1,14: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.

II) Gv 13,1: “Prima della festa di Pasqua, Gesù,..avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”.

I) Gv 1,14 rivela che il Verbo invisibile, Figlio di Dio, manifestò visibilmente la sua presenza mediante il nostro stesso corpo fisico, assunto nel grembo di Maria. In tal modo l’abisso che separava il Creatore dalla creatura fu superato per sempre, e all’uomo fu data la possibilità di incontrare il Dio vivente mediante l’Uomo-Dio, Gesù Cristo.

Ora, l’esperienza ci dice che la presenza reale di una persona comporta la sua evidenza fisica, tangibile. Se dico che una persona è presente, vuol dire che è fisicamente qui, davanti a me. La vedo, e, se chiamo, mi risponde.

Anzitutto va perciò chiarito che la presenza del Signore nelle azioni liturgiche non può essere una presenza di questo genere, di tipo fisico, ma è come la presenza interiore di una persona cara ad un’altra persona cara, lontana o vicina che sia, basata sulla reciproca conoscenza nell’amore. E’ la presenza che chiamiamo “interiorità”, vale a dire relazione personale profonda tra un soggetto e un “tu”.

Certo, la presenza fisica è determinante sulla percezione “psicologica” dell’altro, al punto da sembrare pressoché necessaria (pensiamo al cessare immediato del pianto del bambino al ritorno della sua mamma); tuttavia, anche se manca, quando due persone si appartengono nell’amore tra i loro cuori si forma un legame concreto che esse sono in grado di sperimentare in termini effettivi ed affettivi di viva reciproca presenza.

Ciò accade anche tra l’uomo e Dio.

Infatti, è vero che, essendo creatura, l’uomo è estraneo all’interiorità di Dio, ma l’accesso divino gli è assicurato per mezzo dei Sacramenti, che lo uniscono al Corpo risuscitato e vivificante del Signore. E’ in particolar modo il sacramento dell’Eucaristia a farci capire che un contatto sensibile è sempre necessario all’incontro tra le persone. E’ questa la legge della carne e del sangue, la legge dell’incarnazione.

Essa afferma che l’incontro con il Dio di Gesù Cristo è sempre mediato dall’umanità del Signore: non può essere che l’uomo incontri il Padre al di fuori della “carne” e del “sangue” del Figlio. La comunione con Dio non può realizzarsi senza qualche segno della sua umanità, magari piccolo, embrionale. Quando una donna è incinta, il bambino nel grembo è per lei incontro totale, pieno, anche se egli è ancora piccolissimo.

Ogni grazia ha sempre una struttura incarnata, visibile, perché è grazia del Verbo incarnato. Tale è la struttura dei Sacramenti, segni efficaci che comunicano vivamente la grazia della divina Presenza.

 

(da un’omelia di padre A. del Favero)

clicca qui per leggere il testo integrale

http://www.zenit.org/

 

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