Quasi a nessuno è stata risparmiata l’esperienza del tradimento. La figura di Giuda, che un tempo ci era così incomprensibile, non ci è quasi più estranea. L’aria in cui viviamo è tanto inquinata dalla diffidenza che ne siamo quasi soffocati. Ma dove ci siamo aperti un varco nella cortina della diffidenza, lì ci è stato dato di fare l’esperienza di una disponibilità a fidarsi di cui finora neppure sospettavamo.
Quando accordiamo la nostra fiducia, abbiamo imparato a mettere la nostra vita nelle mani degli altri; in contrasto con tutte le ambiguità di cui le nostre azioni e la nostra vita hanno dovuto ricoprirsi, abbiamo imparato a fidarci senza riserve. Ora sappiamo che si può veramente vivere e operare solo con una fiducia siffatta, che non cessa mai di essere un rischio, ma è un rischio accettato con letizia. Sappiamo che seminare e favorire la diffidenza è tra le azioni più riprovevoli, e che invece, dove appena è possibile, deve essere rafforzata e promossa la fiducia. La fiducia resterà per noi uno dei doni più grandi, più rari e più gioiosi della convivenza umana; e tuttavia essa potrà nascere solo sullo sfondo oscuro di una necessaria diffidenza. Abbiamo imparato a non comprometterci minimamente con la gente qualunque, e a metterci invece completamente nelle mani di chi è degno di fiducia.
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